Archivia 25 Maggio 2020

Cristian Vaira: bici e montagna, che passione!

Nato e cresciuto tra le montagne della Valcamonica, la gente di Ono San Pietro era abituata a vederlo scalarle, ma negli ultimi anni ha sorpreso un pò tutti anche con la mountain bike. Il suo obiettivo per quest’anno rimane il titolo tricolore.

Dopo aver mancato il titolo tricolore l’anno scorso, Cristian Vaira è arrivato alla stagione 2020 con molti propositi sfortunatamente il blocco dell’attività gli ha messo i bastoni tra le ruote, ma ora non vede l’ora di ricominciare la stagione e mostrare di cosa è capace.
La sua passione per la mountain bike è iniziata una decina di anni fa con dei giri insieme agli amici sulle montagne della Valcamonica e piano piano è cresciuta, spingendolo in continue sfide verso se stesso e traguardi che immaginava impossibili. Che la mountain bike sia diventata un elemento importante della sua vita, Cristian lo ha capito quando ha iniziato a fare le gare, riuscendo ad ottenne subito buoni risultati.

Per questo ragazzo di Ono San Pietro, nato e cresciuto ai piedi del Monte Concarena, la motivazione viene prima di tutto, la sua passione è semplicemente salire le montagne che ama profondamente, scalandole o pedalando sui loro sentieri, per regalarsi esperienze uniche e meravigliose, eccola, la sua ricetta di serenità.

All’inizio della tua avventura sportiva in mountain bike ricordiamo le tue prime vittorie nelle gare di Brescia Cup del 2015, come è andata in seguito?
”Nel 2015 ho vinto la mia prima gara ad Agnosine e a fine anno la classifica generale del circuito per la categoria Elite Sport 1. Sinceramente è stata un pò una sorpresa anche per me, così ho voluto provare a fare gare più importanti, come la Gimondi Bike e l’Alta Valtellina Marathon concludendole in ottima posizione. Tutto questo mi ha dato delle motivazione extra ad impegnarmi sempre di più per raggiungere un buon livello ed essere tra i migliori corridori”

Dopo alcuni anni con una società della Valcamonica sei arrivato in Pavan Free Bike, come hai preso questa decisione?
“Le mie prime esperienze nelle gare sono state con l’A.S.D. Sellero Novelle e dopo due anni, nel 2018, ho avuto l’opportunità di entrare in una società di alto livello come Pavan Free Bike per provare a migliorare ancora e soprattutto per provare altre bellissime esperienze. Mi ricordo che venni contattato al termine della gara del Campionato Italiano a Genova dal responsabile degli amatori della squadra, Claudio, dopo che mi aveva visto condurre un ottima gara, che conclusi però al quinto posto. Per me quella era la prima partecipazione al Campionato Italiano e posso dire che da allora, gli anni successivi nella squadra sono stati fantastici”

Lo scorso anno l’emozione di vincere il titolo italiano Team Relay, te lo aspettavi?
“L’anno scorso la vittoria del Campionato Italiano Team Relay stata un’esperienza davvero particolare, le emozioni che si provano in gare di quel livello sono straordinarie, soprattutto perché in una gara dove tutto nella squadra deve essere perfetto per arrivare alla vittoria, l’emozione è stata davvero unica e allo stesso tempo condivisa appieno con i tuoi compagni di squadra. Le aspettative della vittoria erano abbastanza concrete perchè sapevamo di presentarci con una squadra davvero di alto livello”

Bene, abbiamo parlato di passato e presente… parliamo del futuro di Cristian. A cosa ambisci?
“Dopo la bellissima stagione 2019 dove ho corso 32 gare tra mountain bike e strada, con cinque vittorie, tanti podi e altri bellissimi piazzamenti, miro a migliorare ancora di più il mio livello. Sicuramente il mio obiettivo principale per il futuro sarà quello di cercare la vittoria nel Campionato Italiano individuale che l’anno scorso ho sfiorato”

Vivi così profondamente le tue passioni che le esprimi anche con i tatuaggi, quanti ne hai?
“Le mie passioni sono tutto, la passione per la bici e la grande passione per la montagna. Direi che questi due grandi amori sono legati dato che quando esco in bici scalo anche le montagne, è una sfida continua con me stesso e i miei limiti. Ho due tatuaggi dedicati alle mie passioni, uno con la bicicletta e l’altro con l’immagine di una cima che nel mio immaginario è la prossima da scalare”

Hai una gara preferita in particolare?
“Una gara preferita in particolare non c’è l’ho, ma ho un alcune gare che mi hanno trasmesso emozioni uniche, come la Roc d’Azur in Francia e ancora di più i tre Campionati Italiani che ho fatto. Ho un bellissimo ricordo della mia prima esperienza a quello di Genova, dato che era il mio primo episodio tricolore e con questa sicuramente anche quelli di Pila e di Chies d’Alpago, sono state gare uniche che ricorderò a lungo”

Fotografia © MTB Channel

Cosa c’è di più impegnativo in ciò che fai?
“In tutto ciò che faccio penso che la cosa più impegnativa sia mantenere sempre un ottimo livello di preparazione per tutta la stagione, anche a livello mentale. Ho visto che lavorando in modo corretto e affrontare anche gli allenamenti più impegnativi con una buona dose di passione, si riesce a gestire tutto bene e ottenere grandi soddisfazioni”

Cos’è la cosa che più ti infastidisce in questo ambiente?
“Nel nostro ambiente quello che mi da più fastidio è il sospetto che ci siano atleti che fanno uso di sostanze illecite, sapendo che il settore amatoriale sia poco controllato e quindi barare passa come un rischio relativo.
Io trovo questa cosa un scorrettezza, un comportamento disonesto che getta ombre su un mondo dove alla fine tutti corriamo per divertirci e per passione”

Karin Tosato … Mi piace correre perché ho ancora degli obiettivi da raggiungere

Karin Tosato è una delle donne della mountain bike, la sua passione è di lunga durata e ha superato momenti difficili. Una carriera lunghissima e non certo tutta in discesa, ma il 2019 per la biker varesina è stato davvero un anno speciale.

Le Women’s Stories di Pavan Free Bike continuano e questa volta è Karin Tosato a finire sotto i riflettori. La bici le regala grandi emozioni a partire dall’ansia pre gara, fino all’inno che in qualche occasione suona per lei, in una continua sfida con se stessa per fare sempre meglio, guardando le avversarie più forti che diventano un obiettivo da raggiungere e superare.

Karin Tosato, varesina di Cuasso al Monte, ha iniziato a pedalare e a praticare diversi sport sin da piccola, perché i suoi genitori avevano compreso l’importanza dell’attività fisica: nuoto, mini basket, Judo agonistico per otto anni, poi nel 1995 la prima gara nell’MTB Varese il giorno del suo 16esimo compleanno, la Granfondo Orsa Cup.
Nel 1996 affronta il primo anno da Junior nella Klein Modolo con cui corre il Campionato Europeo a Bassano del Grappa, l’anno dopo con la vittoria del titolo italiano e regionale Karin si guadagna la convocazione in nazionale per il Campionato Europeo di Silkeborg in Danimarca e per il Campionato del Mondo a Chateau d’Ax in Svizzera.

Nel ‘98 è il momento del passaggio nella categoria Elite, un salto non indifferente che coincise con la maturità e con pochi risultati. L’inizio dell’attività lavorativa non consente a Karin l’impegno ad alti livelli, così torna sui suoi passi e si dedica a gare di secondo piano.

La situazione prende una piega differente dal 2005: come regalo di matrimonio suo marito le fa trovare una bici da strada, così riprende ad allenarsi, seguita da quello che tuttora è il suo preparatore attuale, Saverio Ottolini.

Il biennio 2007-2008 è quello della tripletta tricolore con due titoli nel cross country e una nel marathon, preludio di un nuovo tentativo nella categoria Elite, rovinato dalla mononucleosi i cui strascichi si fanno sentire anche nelle stagioni successive. 2011 con poche gare, ma cambia la vita, Karin diventa mamma di Isabella da quel momento le priorità cambiano e il desiderio diventa quello di essere una mamma tricolore che Karin sfiora per due volte. Nel 2016 Karin inizia anche ad inseguire il sogno mondiale, arriva terza a Vermiglio e l’anno dopo quarta all’edizione spagnola di Andorra, chiudendo il 2017 con la vittoria del Gran Prix d’Inverno, idei titoli regionali XC e Marathon e il secondo posto al Campionato Italiano XC.

Nel 2018 arriva in Pavan Free Bike e trova tutto ciò che le serviva: una squadra organizzata al top con cui condividere l’interesse per l’XCO. Le cose non vanno però come dovevano, il suo corpo le presenta una nuova sfida, si ammala di sarcoidosi, una malattia autoimmune che inizia con una forte infiammazione alle articolazioni e che la costringe a fermarsi per curarsi, la situazione migliora, fino al 2019, quando riprende con le gare.

Ciao Karin, carriera lunghissima e non certo tutta in discesa, ci recensisci la stagione 2019?
”Nel 2019 è stato un successo tornare alle gare perché con la sarcoidosi pensavo più ad un addio che ad un arrivederci. Mi sono però accorta che avevo ripreso ad un buon livello, ed ho avuto quasi subito conferme con la maglia di Campionessa Regionale al primo anno tra le W2. Vista la condizione, ho ripreso il sogno tricolore, che è arrivato nella prova a staffetta ed è stata una grandissima emozione: la mia prima esperienza team relay. All’assoluto un secondo posto, bel risultato ma che comunque lascia sempre l’amaro in bocca, poi il titolo europeo, che mai mi sarei aspettata, dopo un viaggio emozionante e spettacolare con Paola in Repubblica Ceca.
Da lì si è iniziato a parlare concretamente del mondiale in Canada, un viaggio emozionante, sensazionale, anche perché vedere il Canada era un mio sogno e l’ho realizzato grazie al team Pavan. Dopo l’europeo non ho saputo “riposare” abbastanza e sono arrivata al mondiale un pò scarica, riuscendo comunque a conquistare l’argento in un podio tutto italiano. Il 2019 è stato davvero un anno speciale e significativo per le esperienze ed emozioni vissute

Classe 1979, di una donna non si dovrebbe dire l’età, ma tu che brilli anche dopo 25 anni nel contesto della mountain bike, come hai fatto a mantenerti così a lungo in uno sport così duro?
”La bici mi regala grandi emozioni, amo la continua sfida con me stessa, amo la mountain bike perché è il mezzo per stare in solitudine in mezzo alla natura e anche perché, pur essendo uno sport di squadra, non resti mai in panchina, quindi sei sempre protagonista in gara, sola con la tua fatica”

Come hai fatto a portare avanti la tua passione, crescendo una figlia?
”Lavorare, fare la mamma ed allenarsi cinque giorni a settimana è dura, ma ho l’appoggio incondizionato e la collaborazione concreta di mio marito Nico che sistema la bici, fa il cuoco e tanto altro che altrimenti dovrei fare io. Ho parlato molto con mia figlia degli obiettivi che voglio raggiungere e di che cosa si deve fare per arrivarci, o nostri dialoghi sono rimasti per lei come un esempio per capire che nella vita ci vuole impegno e piccoli sacrifici per raggiungere degli obiettivi personali. Ci sono giornate in cui la stanchezza si fa sentire, i bambini capiscono e se possono, ti aiutano, sono sicura che imparino anche qualcosa e crescano come persone vedendo gli ostacoli che si superano”

A chi sei grata per l’opportunità di fare ciò che ami di più?
”Sicuramente il primo grazie va a Nico ed Isa, poi si allarga al resto della famiglia che magari tiene Isabella se si prevede una gara con meteo pessimo, al team Pavan che ci supporta in un modo perfetto, noi dobbiamo solo pensare a pedalare, con la serenità di aver sempre Claudio per il cambio ruote o borraccia, ed un pranzo a fine gara grazie a chef Antonio”

Le soddisfazioni più grosse che hai avuto da quando corri in mountain bike?
”Le soddisfazioni più grosse sono state la convocazione in nazionale del 1997, la maglia azzurra è sempre la maglia azzurra, in tempi più recenti il tricolore Team Relay 2019 e il titolo Europeo, infatti durante le premiazioni ho pianto dall’inizio alla fine”

Dove ti vedi nei prossimi anni?
”Sono anni che dico “questo è l’ultimo”, non perché sono stanca, anzi, solo perché vorrei seguire più da vicino Isabella. Il 2018 però è rimasto a metà per malattia, quindi ho ripreso nel 2019, poi ho ancora degli obiettivi da raggiungere, quelli che ho sfiorato nel 2019, per questo avrei corso anche nel 2020.
Diciamo che mi vedo a realizzare gli obiettivi e poi smettere, per passare il testimone a mia figlia e farle trovare una grande passione da portare avanti nella vita”

Potresti condividere con noi il ricordo più imbarazzante che hai nel tuo sport?
”Imbarazzante… Sono terribilmente golosa, sempre attenta a non ingrassare. Negli anni in cui ho vinto i titoli italiani XC, subito dopo andavamo in ferie in Sicilia: lì l’aria è talmente pesante che riuscivo ad ingrassare 6 kg in una settimana… Tornavo alle gare con la maglia tricolore, ma completamente fuori forma, arrivando dietro, ma veramente molto indietro”

Saresti stata sicuramente anche quest’anno tra le top master woman, invece, le corse hanno ora preso una pausa. Come stai affrontando la situazione attuale?
”Avevo grandi aspettative per quest’anno. Mi è un pò’ dispiaciuto per lo stop, ma per me il lockdown ha avuto diversi lati positivi: mi sono riposata e goduta casa e famiglia, stando a casa in smart working. Per quanto riguarda la bici, mi sono concentrata a non cedere di testa perché, se si dovesse riprendere, voglio essere pronta. Il mio preparatore è stato molto bravo dandomi allenamenti veramente divertenti, anche se duri. La cosa che mi ha creato più ansia all’inizio del lockdown è stato non poter stare sola nella natura, ma ho saputo godere di quello che avevo, e ci sono riuscita bene direi”

Renato Cortiana: a sette anni è un biker … a 30 Campione Italiano!

Inizia giovanissimo, abbandona la bicicletta e dopo diversi anni torna nel suo mondo, scoprendo la mountain bike. Dopo la sfortuna del 2018, festeggiare il compiersi dell’impresa, insieme al team sul podio del Campionato Italiano Cross Country a Chies d’Alpago.

Nel 2019 Renato Cortiana ha riportato in Pavan Free Bike la maglia tricolore, un titolo che dato lustro alla carriera. Il Campione Italiano Master 1 in questa intervista non si è fatto perdere l’occasione di ripercorrere alcuni temi che sono i fondamenti dei suoi successi nella mountain bike. Il 30enne di Schio ci dà uno sguardo approfondito su ciò che lo ha iniziato in questo sport e rivela la sua ascesa attraverso i ranghi amatoriali. La ricetta della vittoria è semplice e chiara, allenamenti e sacrificio, accompagnati ad un costante desiderio di crescita sotto il profilo sia tecnico che fisico.

“Sono nato il 30 settembre 1989 a Schio, uno tra i maggiori centri produttivi del Veneto, una città che mi piace molto, non troppo grande ma che offre tanto e soprattutto, sotto le montagne che sono la mia più grande passione e che ho scalato innumerevoli volte, cercando di migliorare in ogni occasione il tempo di ascesa”

E’ sempre stato un ragazzino estremamente vivace Renato Cortiana, uno di quelli che a scuola faticano a mantenere a lungo l’attenzione su uno stesso stimolo e sentono il bisogno di muoversi continuamente, così alla fine, terminate le scuole medie, decise di andare a lavorare. Con quella rapidità del pensiero e del parlare, Renato racconta come è nata in lui la passione per la mountain bike: “Se sono un biker la colpa è di papà. Appassionato di ciclismo da tantissimi anni, ha messo me e i miei fratelli a correre in una squadra di Santorso dove vivevo coi miei genitori, il ciclismo e lo sport fanno parte della mia vita da quando avevo sei anni”

Già al primo anno, Renato vinse il Campionato Regionale e Provinciale sia su strada che gimkana e al secondo, da G2, oltre a riconfermare le quattro maglie dell’ anno prima, vinse a Bibione il Meeting Nazionale di Società per Giovanissimi.

“A quei tempi non mi rendevo conto di niente, correvo perché piaceva ai nostri genitori e per il regalo che mi facevano per ogni vittoria, per questo io volevo arrivare presto al traguardo. Ricordo che mal sopportavo le premiazioni della gara, perché mi facevano perdere tempo e chiudevano i negozi …”

Cosa successe poi alla gara di Santorso?
“La mia società organizzò una gara nel mio paese, mi ricordo ancora quanto tenessi a quella gara, avevo solo sette anni e volevo vincerla perché era l’unica dove erano venuti a vedermi tutti i miei parenti. Invece, pronti via e subito giù la catena, me la rimettono, alzo la testa e il gruppo era già distante, mi hanno spinto per ripartire e la catena riscende ancora, mi ricordo che c’era tantissima gente che mi incitava, sono sceso dalla bicicletta, l’ho lanciata sulla ringhiera delle scuole elementari e sono andato nel verso contrario della gara a piedi per allontanarmi.
Il nostro allenatore, insieme al meccanico e a mio papà si agitavano perchè volevano che ripartissi, ma loro stavano pensando alla gara, non si aspettavano che per me invece era la fine col ciclismo”

Quel giorno hai lasciato la bici, poi …
“Ricordo che in tanti, la mia famiglia per prima e anche il presidente della società, hanno cercato in tutti i modi di farmi cambiare idea senza riuscirci e scelsi di smettere definitivamente … o quasi. La delusione nella gara di casa mi bruciava troppo, non sono più salito su una bicicletta se non per andare a casa degli amici.
Alle medie iniziai con il calcio, mi piaceva. Ero rimasto in contatto con dei miei amici che facevano ciclismo e notavo che facevano sacrifici, a differenza mia che giocavo a pallone. Al sabato sera si andava a far festa e poi la domenica mattina si faceva la partita e vincevi anche se magari tu non eri al 100%, il resto poi lo faceva la squadra. Giocai per qualche anno poi, scelsi definitivamente di divertirmi con gli amici e far tardi la sera, non mi andava più di dovermi svegliare presto la domenica mattina …”

Il primo amore non si scorda mai, vero … che cosa ti ha riportato in sella?
“In compagnia qualcuno tirò fuori una bici super ammortizzata che sembrava una moto, la provai e mi innamorai subito. Ne presi una anche io e la domenica mattina iniziammo a fare delle uscite in mezzo ai boschi, mi innamorai della natura e della montagna. Poi un giorno un mio amico mi disse di provare a fare una gara benefica di mountain bike e la trovai tanti amici che non vedevo dai tempi di ciclismo. Tra una battuta e l’altra venne fuori l’idea di iscrivermi ad un gruppo della zona e provare a vedere come andava, iniziai a fare qualche gara e mi divertivo un sacco, era ritornata la vecchia passione”

Riprovaci Renato ….
”Mi ero ripromesso soltanto di divertirmi e dare sfogo a una passione che non si era mai spenta, essere primo non era il mio obiettivo, ma perché non riprovarci? Iniziai a fare allenamenti mirati e non solo uscite per divertimento e in gara vidi la differenza, arrivarono le prime vittorie e con loro quelle emozioni che non ricordavo più, erano passati 20 anni dalle prime. Gli obiettivi si fecero sempre più alti, all’inizio volevo vincere una gara, poi il campionato, poi una maglia da tenermi casa, infine cercare il confronto con i piu forti e a misurarmi su gare dove ci fossero tutti. qui capii che c’era ancora tanto da fare per arrivarci”

Ricordiamo la tue prime vittorie a Pergine Valsugana e agli Internazionali d’Italia del Montello 2014 è qui che hai cambiato passo?
“Ogni anno miglioravo, tanto allenamento e duro lavoro, ma mai da riuscire a battere i più forti. Dopo queste vittorie invece decisi di focalizzarmi per l’intera stagione su gare di alto livello, consapevole che le vittorie potessero essere meno ma più bello. Come chiunque, quando le cose vanno bene si alza l’asticella, iniziai ad ambire ad una maglia che tutti vogliono, quella tricolore che porti per un anno intero”

Dopo diversi anni con società venete, hai deciso di approdare in Pavan Free Bike, questo faceva parte del tuo piano?
“Nel 2016 ho capito che servivano dei nuovi stimoli per la mia motivazione e durante la stagione mi guardai bene intorno, capendo che la società che più mi attirava era una squadra dalla Brianza, Pavan Free Bike, mi sono affidato alle mie sensazioni e direi che è andata bene. Iniziai la stagione 2017 con il botto vincendo da subito alla prima gara, portando alla squadra la maglia del Gran Prix d’Inverno. La stagione fu fantastica, vinsi praticamente tutte le gare a cui partecipai e insieme a Boffelli, Vaira e Paola Bonacina vincemmo il tricolore Team Relay a cui il team teneva molto. Nonostante la stagione stupenda, quell’anno la maglia tricolore individuale mi sfuggì, arrivai terzo, ma quello che era il mio primo podio al tricolore per me fu vissuto come un risultato qualsiasi”

Un altro buon anno il 2018, ma la nel momento decisivo, la fortuna gira le spalle ….
“In realtà dal giorno dopo dei Campionati Italiani 2017, i miei allenamenti si sono già concentrati per il 2018 ma nel momento migliore di forma, un mese prima della gara, sono finito sotto un auto, sogno infranto, arrivederci al 2019”

Lo scorso anno l’emozione di vincere un titolo italiano. Finalmente.
“Il 2019 per me è stato un anno particolare sia per la mia vita privata che quella sportiva. Ad inizio anno io e la mia ragazza abbiamo iniziato la convivenza e per ovvi motivi la mia stagione è partita più piano rispetto al solito, ma nell’appuntamento principale mi sono fatto trovare pronto, sia mentalmente che fisicamente. Nel week end tricolore di Chies d’Alpago il venerdì abbiamo festeggiato il nostro secondo tricolore Team Relay e la domenica è arrivato il mio titolo tricolore individuale, la ciliegina sulla torta di una carriera sportiva in costante ascesa”

Bene, abbiamo parlato di passato e presente, parliamo del futuro di Renato .…
“Devo dire in questi anni di ciclismo mi sono tolto tante soddisfazioni, facendo le cose per gradi, magari facendo anche un passo indietro quando le cose non andavano come volevo. Sono felice anche di aver contribuito al prestigio della squadra che cercava i miei stessi risultati, qui ho trovato veramente tutto quello che qualsiasi atleta spera di trovare.
Per quanta riguarda il futuro devo dire che il mio sogno è che presto torni la normalità e che tutto il paese possa riassaporare il profumo della libertà e di trovarsi tutti insieme per una pedalata e magari un bel piatto di pasta tra una risata e l’altra”

Paola Bonacina: mountain bike, ski alp e … mamma sprint

Sportiva, appassionata, mamma, Paola Bonacina si racconta. Dalla sua passione per lo sci, per la montagna, per la mountain bike, ai sacrifici per quello che ama, per lei la passione e la voglia di fare sport sono elementi importanti da cui non si può prescindere.

Arriva la seconda delle interviste che stiamo conducendo in questo momento un pò particolare e dopo Cristian Boffelli, una biker bergamasca, Paola Bonacina, atleta che ha attraversato da protagonista differenti epoche della mountain bike. Il curriculum di Paola non si limita a quel titolo tricolore del 1999 e a quello Team Relay vinto con il quartetto di Pavan Free Bike nel 2017, nel suo palmares ci sono cinque maglie di campionessa regionale e diverse decine di gare vinte, essendo una delle poche donne italiane a correre con continuità nel ciclismo fuoristrada, una esperienza che ci racconta lei stessa.

Ciao Paola, inizia a parlarci dei tuoi primi dieci anni di mountain bike, fino al 2000…
“Non so come è nata la scintilla per la mountain bike, sta di fatto che ho iniziato a gareggiare nel 1992 con i fratelli Maffioletti e sono rimasta nella squadra di Villa d’Almè fino al ’96, pur facendo poche gare perchè la mia prima vera passione era per lo sci da discesa e la montagna, che ho ancora oggi. Nel 1994 vinsi la mia prima gara al provinciale di Predore e feci quinta al Campionato Italiano UDACE organizzata proprio dalla mia società. Nel ’96 vinsi una decina di gare, tra cui la cronometro di Endine Gaiano, il Campionato Europeo a Schio e la Coppa del Mondo a Villongo, dopo questi risultati decisi di passare alla Federazione con la Cicli Spreafico, ottenendo in una stagione 12 vittorie.
Con questi risultati passai a Bottecchia Squadra Corse, ma a metà anno la squadra chiuse e quindi eccomi in Pavan Free Bike per partecipare al Campionato Italiano Downhill a Selvino, dove arrivai terza. Il 1999 fù un anno speciale per me, con la maglia Pavan vinsi il titolo cross country a Telese Terme e l’argento al Campionato d’Inverno, ma lo fù ancora di più per la mia vita con il matrimonio e la nascita del mio primo figlio”

Dopo lo stop per il matrimonio e la maternità ….
”Partecipai alla Granfondo Felice Gimondi su strada arrivando seconda sul percorso corto, conclusi seconda anche al Campionato Italiano Cross Country a Chies d’Alpago e invece di lasciare ho raddoppiato! Sono passata alla Colnago Arreghini e ho iniziato a fare anche il ciclocross, vincendo il titolo tricolore a Prato. Con la squadra di Bolgiani sono rimasta fino al 2010, vincendo il Grand Prix d’Inverno e alcune gare della Liquigas Cup, nel frattempo nel 2005 e 2006 sono nati gli altri due figli”

E con tre figli ….
“Onestamente con la nascita del mio terzo figlio, pensavo di chiudere la mia carriera, ma trovai una buona soluzione con la 2R Bike che mi permetteva di impegnarmi con più libertà e meno obblighi. Sono rimasta con loro fino al 2014, vincendo diverse gare e il circuito Orobie Cup 2011, poi visto che ormai avevo cambiato idea, tanto valeva cercare di tornare ai livelli più alti e così sono tornata in Pavan Free Bike. L’esperienza di questi ultimi anni è stata bellissima e, una volta conclusa la stagione della mountain bike nei mesi invernali, insieme a mio marito Francesco facciamo qualche gara di sci alpinismo, quest’inverno mi ero preparata per partecipare ad un circuito di notturne, arrivando seconda alla fine delle sette prove”

Rientrata in Pavan Free Bike, Paola è tornata di nuovo in gruppo e in questi quattro anni ha raggiunto altri risultati importanti come i secondi posti ai Campionati Europei di Graz nel 2017 e in Repubblica Ceca nel 2019, il titolo di Campionessa Regionale 2017, le vittorie finali dei circuiti Santa Cruz Series (2019), Brescia Cup (2018) e Orobie Bike Challenge (2019).

Sei stata una delle prime atlete di Pavan Free Bike e, passati 29 anni dal tuo esordio, sei ancora qui, la mountain bike è proprio la tua grande passione?
“Sicuramente la mountain bike è una delle mie più grandi passioni, mi piace pedalare nella natura, vedere paesaggi nuovi o anche gli stessi, ma in giorni o stagioni diverse, mi diverte affrontare percorsi impegnativi e alla fine tornare a casa soddisfatta e contenta dell’allenamento fatto. E’ la stessa cosa che provo con lo sci alpinismo o semplicemente camminando in montagna, diciamo che mi piace fare sport”

Sei una delle poche bikers italiane in attività che ha vissuto gli anni epici della mountain bike, fino ai giorni nostri. Se potresti rivivere in questo periodo qualcuna delle tue gare passate, quale sceglieresti?
“Si, in effetti ho vissuto l’evoluzione della mountain bike. Ricordo la mia prima bici era una Stumpjumper della Specialized con forcella rigida e freni a cantilever. Certo i percorsi delle gare erano differenti e oggi sarebbe impensabile affrontarli con quelle bici. Comunque se penso ad alcune gare del passato, mi sono rimaste impresse la gara di Livigno nel ’97 dove vinse Paola Pezzo ed io arrivai quinta, prima amatore e perfetta sconosciuta, il Campionato Italiano DH a Selvino perchè proprio non me lo aspettavo di arrivare terza e, ovviamente la gara di Telese Terme dove ho vinto la maglia tricolore”

Hai anche qualche rimpianto?
“No, non direi. Penso di aver spaziato in tutte le discipline raccogliendo sempre buoni risultati e facendo molta esperienza”

Fai parte di una squadra composta prevalentemente da maschi. Cosa significa per una donna competere oggi in uno sport tipicamente maschile?
“Personalmente mi trovo e mi sono sempre trovata a mio agio in tutte le squadre che ho passato. Del resto chi pratica uno sport duro e faticoso deve avere un carattere forte e se non ce l’hai, beh allora o molli o diventi ancora più forte”

Come ti trovi in Pavan Free Bike, parlaci un pò di questa grande famiglia!
“E’ proprio come una grande famiglia e come tale ti mette in condizione di poter dare il meglio. In tutti questi anni non mi sono mai sentita in dovere di dare qualcosa in più se non ero in condizioni di farlo. Ciò che noi atleti dobbiamo fare è solo allenarci e prepararci alle gare, liberi da ogni altro pensiero, poi abbiamo il nostro presidente Antonio, che ci sostiene! E’ sempre presente alle gare, tifa per noi e ci vizia con i suoi dopo gara culinari. Non da meno il DS Claudio, sempre pronto all’assistenza nell‘area tecnica per cambio ruote e borraccia, per il primo e l’ultimo suo atleta. Siamo una vera squadra”

Sei anche mamma di tre ragazzi, ma riesci a conciliare tutto? Qual è la tua giornata tipo?
“Si, ho tre ragazzi ormai grandi, di 19, 15 e 13 anni, anche loro svolgono sport agonistico, sci alpino. Questo è bellissimo ma molto impegnativo sotto tutti i punti di vista, ammetto che è stata ed è dura, conciliare sport e famiglia, ma ci sono riuscita e questo grazie anche a mio marito Francesco.
Le mie giornate tipo non variano molto, normalmente la mattina la dedico alle faccende di casa, spesa e quando è in programma all’allenamento, poi via fuori dalla scuola per raccogliere Federica e successivamente in un altro istituto per caricare Edoardo, per poi raggiungere il loro allenatore al punto di ritrovo fuori città, nel tragitto i ragazzi si cambiano in macchina… Tutto questo in 20 minuti, perché poi salgono sul pulmino e vanno verso le stazioni sciistiche della valle per allenarsi. Poi c’è il marito e a volte, dipende dalle lezioni all’università, anche il figlio maggiore, che tornano per pranzo e spesso in orari diversi. Più tardi verso le 18.30 vado a riprendere i ragazzi che rientrano dallo sci, quindi sistemo tutta la loro attrezzatura, preparo la cena e verifico che studino e facciano i compiti … la cosa più dura!”

Immagino che tifi per tuo fratello, cosa provi quando lo vedi alle gare?
“Si certamente. Secondo me, Michele ha un potenziale alto, purtroppo però a causa del lavoro pesante che svolge è un pò penalizzato, ma nonostante ciò riesce spesso ad avere successo nelle gare. Lo vedo poco, perché di solito partiamo distanziati da pochi minuti e quando lo vedo è perché mi raggiunge e chiede strada!”

Quante volte ti alleni in una settimana? E in che modo?
“In media tre volte a settimana, poi dipende. Ci sono settimane che per vari motivi non riesco a fare due uscite e a volte che recupero e ne faccio quattro. Da un paio d’anni sono seguita da un preparatore, Eros Grazioli, che mi aiuta soprattutto a non sprecare tempo nell’allenamento e a fare uscite mirate”

Cosa hai fatto in questo periodo per mantenerti attiva?
“Purtroppo non avendo i rulli, ho cercato in vari modi di mantenermi attiva facendo anche cose a me poco consuete come salire e scendere centinaia di volte le scale del condominio dove abito, fare addominali, esercizi di potenziamento, stretching anche con i miei figli e soprattutto far passare il tempo preparando dolci (siamo tutti golosi) e, credo di non aver mai avuto la casa così pulita come in questo periodo”

Fotografia 02 © MTB Channel – 03 © Roberto Astrelli

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