Archivia 28 Aprile 2020

I riders di Pavan Free Bike …. Cristian Boffelli

25 anni tra qualche mese, Cristian Boffelli è il fedelissimo di Pavan Free Bike e veste gli stessi colori dal 2014. La sua storia sportiva inizia da giovanissimo, cresce in un uno dei più importanti team italiani e senza troppi giri di parole va forte anche tra gli amatori, vivendo come piace a lui, la bici come divertimento.

In squadra dal 2014, dopo cinque anni passati nel Team Bianchi, Cristian Boffelli è stato uno degli artefici della trasformazione sportiva di Pavan Free Bike iniziata proprio nell’anno del suo arrivo.  Campione Regionale Cross Country nel 2017 e XCE Eliminator nel 2018, Boffelli ha fatto parte del quartetto Team Relay che ha vinto i titoli tricolori nel 2017 a Courmayeur e nel 2019 in Veneto.

Allora Cristian, iniziamo a conoscerti ……
“Sono nato a Ponte San Pietro (BG) nel 1995 e fin da piccolo ho sempre avuto una grande passione per qualsiasi cosa avesse delle ruote, tanto che già a tre anni avevo imparato a guidare la minimoto, ancor prima di togliere le rotelle dalla bici. Ho iniziato con la mountain bike nel 2002 nella categoria G1 alla Scuola MTB Felice Gimondi, dove ho corso fino alla categoria Esordienti, vincendo con loro tutti i Campionati Provinciali a cui partecipai, un Campionato Regionale e al primo anno da Esordiente un podio al Campionato italiano.
Passai al Team Bianchi nel 2009 dove mi misi alla prova in competizioni a livello nazionale ed internazionale con buoni risultati e diverse vittorie, tra cui il Gran Prix d’Inverno Giovanile 2010.
Questa esperienza mi è servita moltissimo anche per la crescita personale, perchè avevo a che fare con gente molto più grande di me e con più esperienza”

Chi ti ha incoraggiato o ispirato ad iniziare questo sport?
“Ho iniziato perché non mi piaceva giocare a calcio come agli altri miei amici, ma al contrario mi divertiva parecchio usare la bicicletta. Dopo qualche mese ad allenarmi insieme agli altri bambini, ho visto che riuscivo a tenere il passo di quelli più grandi di me così, il 1 maggio 2002 ho corso la mia prima gara da G1 a Muggiò che ho chiuso in seconda posizione”

Hai avuto l’opportunità di far parte del team Bianchi fino alla categoria Junior, ma hai mancato il passaggio nella categoria Under 23, quali sono stati i motivi?
“Ho scelto di passare nelle categorie amatoriali perché ero consapevole che per poter passare al professionismo avrei dovuto esprimere dei risultati molto più alti di quelli che ero riuscito a raggiungere. Ho preferito vivere la mia passione come un divertimento e come svago, piuttosto che un obbligo ed un dovere”

Terminata l’esperienza nella squadra celeste, eccoti in Pavan Free Bike ….
”Nel 2014, proprio nell’anno in cui ho terminato le scuole superiori, ottenendo il diploma e ho cominciato la mia carriera lavorativa come impiegato in un ufficio tecnico, sono arrivato in Pavan Free Bike, una scelta che mi ha dato la possibilità di conciliare la mia attività lavorativa con la mountain bike. Qui ho trovato un ambiente positivo e nuovi stimoli anche grazie al supporto dei miei compagni di squadra che hanno contribuito a tenere sempre alte le mie motivazioni di allenarmi e correre divertendomi. Sono stati sei anni fantastici perché è un team che riesce ad unire la mentalità da “pane e salame” di una squadra amatoriale con una professionalità quasi da top team professionista. Mi sono tolto parecchie soddisfazioni e credo di aver ripagato con i risultati l’affetto che hanno sempre avuto nei miei confronti”

Come è andata la stagione 2019?
“La stagione 2019 è iniziata abbastanza male, nei primi mesi avevo perso un pò di serenità e mi stava cominciando a pesare il fatto di impegnare così tanto tempo alla bicicletta. Dal mese di maggio invece, grazie ai miei compagni di allenamento, ho riguadagnato quella serenità e voglia dil divertirmi pedalando, cosa che mi ha permesso di arrivare alle competizioni importanti in un ottimo stato di forma e soprattutto affrontarle con serenità e divertimento. Infatti in questo periodo sono riuscito a togliermi parecchie soddisfazione ed a cogliere podi e vittorie che mi hanno permesso tra l’altro di vincere la classifica finale dell’Orobie Bike Challenge e di conquistare insieme al mio team il Campionato Italiano Team Relay”

Un’ottima stagione quindi, e ora cosa ti aspetti a questo punto dal 2020?
“Direi di si, ma cè anche del rammarico per come è andato il Campionato Italiano. Fino all’ultimo giro mi stavo giocando il podio, invece per un problema tecnico alla trasmissione l’ho visto sfumare per l’ennesima volta.
Il 2020 per me doveva essere un anno con meno competizioni, concentrate più nei mesi primaverili ed estivi dove puntavo ad arrivare in un buono stato di forma, a questo punto però spero di ritornare al più presto in sella per allenarmi all’aria aperta, poi per quanto riguarda le competizioni si vedrà cosa decideranno le Federazioni, ma a mio avviso credo si dovrà rimandare tutto al 2021”

Quale gara ricordi con più piacere? E quale invece preferisci non ricordare?
“Le due gare che ricordo con più piacere sono la vittoria a Montichiari nel 2010 da Allievo agli Interazioni d’Italia e la vittoria assoluta di Sorisole dell’Orobie Cup 2014. La prima perché ero riuscito a vincere davanti ad avversarci di ogni paese d’Europa, nonostante all’ultimo giro mi si ruppe il freno posteriore, la seconda a Sorisole perché correvo sui sentieri di casa e riuscii a vincere davanti ai più forti amatori che fin dalle categorie giovanili vedevo come inarrivabili. Le delusioni peggiori l’ho avuta ad Odolo, al Campionato Italiano del 2011 quando mi trovai a giocarmi la vittoria con due avversari che sapevo di poter battere, ma dovetti ritirarmi a causa di un colpo di calore”

Come hai trascorso il lockdown e come ti sei allenato in questo periodo così particolare?
“L’ho trascorso ovviamente a casa con i familiari e rispettando al meglio le regole imposte dal lockdown. Mi sono allenato facendo qualche esercizio a corpo libero e qualche ora sui rulli per mantenere un accettabile stato di forma”

In condizioni normali, come e quando ti alleni durante la stagione?
“Durante la stagione mi alleno 4 giorni a settimana e anche nel week end se non ci sono gare. Mi alleno sempre con due, tre compagi alla sera dopo il lavoro, senza seguire nessun tipo di tabella, questo mi aiuta a essere più libero mentalmente e a vivere la bici come piace a me, cioè come divertimento”

Hai altre passioni oltre alla mountain bike?
“Come da piccolo le mie passioni sono rimaste tutte quelle cose che hanno delle ruote. Ho una moto da strada con cui mi diverto quando non sono sulla bici e mi piace seguire le competizioni nel motorsport”

Amatori e categorie giovanili, filo doppio in Pavan Free Bike

Amici nella vita sin da ragazzi, Guido Colombo e Claudio Cossa sono i protagonisti dei traguardi di Pavan Free Bike degli ultimi anni. Conosciamo meglio i responsabili del team amatoriale e del settore giovanile della squadra di Sovico.

Siamo nel 2013, mentre per Guido Colombo dopo più di venti anni di competizioni, si avvicinava il termine dell’attività agonistica, per l’amico Claudio Cossa iniziava un nuovo capitolo sportivo, terminati anni passati nelle gare di motociclistiche al seguito Fabrizio Pirovano nei vari trofei, fino a diventare team manager nel mondiale Superbike con la squadra di Yamaha Italia.
E’ così che è iniziata la trasformazione in Pavan Free Bike, quella che parla di grandi prestazioni della squadra nelle categorie amatoriali e con un nuovo approccio alle categorie giovanili, settori in cui i due responsabili, Claudio e Guido hanno riposto le proprie energie, realizzando i propri sogni nel cassetto.

”Dopo tanta insistenza da parte di Guido, con cui siamo amici da 45 anni, mi sono lasciato convincere di dare una mano alla società, chiedendo di formare una in una squadra di punta amatoriale che diventasse una bella realtà per il nostro territorio” – inizia a raccontare Cossa – “Mi sono dato da fare per trovare degli sponsor e poter realizzare la mia idea, schierando con buoni risultati Roberto Panzeri e poi anno dopo anno abbiamo sempre aumentato la qualità della squadra, nel 2014 con tre atleti, poi con cinque atleti, poi con sette, fino a raggiungere il nostro primo obiettivo con Matteo Valsecchi, tricolore marathon nel 2015. Nel 2017 abbiamo vinto per la prima volta il Campionato Italiano Team Relay e ci siamo riusciti nuovamente lo scorso anno, stagione in cui abbiamo ottenuto anche il titolo tricolore con Renato Cortiana, quello Europeo con Karin Tosato e due medaglie d’argento ai Mondiali Master in Canada”

Coinvolto per alcuni anni nell’attività amatoriale, è Guido Colombo a raccontarsi: “Sono arrivato in Pavan Free Bike nel 2002 su invito dell’allora team manager Virginio Gariboldi e ho corso con buoni risultati fino al 2015. Nel 2008 spinto dal presidente, con alcuni soci ci siamo affacciati al settore giovanile, organizzando la prima scuola di mountain bike Monza–Brugherio che abbiamo seguito per un paio di anni, organizzando anche un paio di gare, prima di cedere il settore agli amici del MTB Increa. Quando abbiamo trasferito la sede della società a Sovico, con l’aiuto di nuovi soci, abbiamo ripreso il settore giovanissimi disponendo anche di uno spazio messo a disposizione dal comune, con un’organizzazione più curata fino ad avere una ventina di giovanissimi di varie categorie, tra l’altro abbiamo organizzato in quel periodo anche un paio di gare a carattere regionale. Purtroppo anche in questo caso il progetto non è decollato e abbiamo dovuto parzialmente abbandonarlo a causa di una serie di incomprensioni con i genitori dei ragazzi. L’anno seguente abbiamo iniziato a seguire Esordienti e Allievi, acquisiti da un’altra società, e da allora proseguiamo nel nostro percorso di far crescere e portare ad un livello più alto i nostri giovani ragazzi”

La determinazione dei due responsabili di settore non viene mai messa in discussione, anche quando si sono attraversati momenti meno esaltanti, come capita nella vita a ognuno di noi. Arrivato al top dei risultati, con una serie infinita di successi, Claudio Cossa pensa di passare la mano a fine 2019, ma ….

”Avevo deciso di lasciare visto che gli sforzi nella gestione del team cominciavano a pesarmi, ma prima il presidente e poi mia moglie mi hanno fatto cambiare idea, convincendomi che fosse un peccato lasciare tutto con gli ottimi risultati ottenuti. Mi è servito del tempo per ritrovare l’entusiasmo e poi mi sono di nuovo rimboccato le maniche, riuscendo a riconfermare l’aiuto dagli sponsor, nonostante la situazione economica non rosea. Così, anziché ridimensionare l’organico l’ho ampliato con la conferma degli atleti di punta e l’aggiunta di un Campione del Mondo, di un altro Campione Italiano e di altri componenti di buon livello! Nel mio ruolo la cosa che mi gratifica di più e riuscire a mettere nelle migliori condizioni i ragazzi per poter raggiungere i migliori risultati e ci sono sempre riuscito, dando ai nostri atleti tante delle cose ed un’assistenza che hanno normalmente le squadre professionistiche”

Nonostante le difficoltà del 2019, anche Guido Colombo incarna il target dell’orgoglio personale, senza nascondere i problemi dietro alcune buone prestazioni dei suoi pupilli in alcune gare della scorsa stagione.

“Nel 2019 abbiamo iniziato anche con gli Juniores e certamente il passo nella categoria non è stato semplice, serve molta pazienza perché in questi anni il settore molto cresciuto, devi correre tutte le domeniche, nelle gare nazionali si presentano 150-200 ragazzi e il salto di categoria da Allievi a Junior non è per niente facile. Ottenere dei risultati non è scontato, in questo caso, pesa anche il fatto che con questi numeri andrebbero riviste le partenze nelle gare nazionali, aver saltato le prime gare dell’’anno o non avere i punti per partire davanti è decisamente penalizzante, se parti dietro o sei un fenomeno, altrimenti le soddisfazioni sono molto poche. Abbiamo iniziato il 2019 con un buon entusiasmo per l’arrivo in squadra di Simone Minotti e Luca Milesi che venivano da ottimi risultati nella categoria inferiore, però a causa di diversi problemi di salute che hanno avuto, abbiamo concluso l’anno con un pò di delusione generale. Mai abbandonarsi alla corrente! Quest’anno abbiamo con noi un nuovo ragazzo, Vittorio Bandini, che mi sembra molto promettente, vedo che ha un’ottima grinta e si impegna molto, c’è da lavorare e vogliamo che le cose vadano meglio”

Tutto Pavan Free Bike era pronto ad una stagione con aspettative molto importanti, ma come tutti attende gli sviluppi della situazione, ecco i pensieri dei due responsabili di settore.

Claudio Cossa – “Per quello che mi riguarda, tenendoci molto ottimisti si dice che si potrebbe ripartire in giugno, ma credo che le gare non riprenderanno prima di settembre. Comunque se si riprenderà a settembre o anche prima, la stagione è snaturata, in ogni caso dobbiamo guardare una cosa alla volta, intanto speriamo di sapere il prima possibile quando riprenderà la vita normale!”

Guido Colombo – “Sono convinto che quest’anno ormai è perso anche perché si continua a rimandare la data di sospensione delle gare, forse l’unica certezza potrebbe essere la stagione del ciclocross. Ho trovato molto interessante la proposta del CT Cassani di allungare di un anno le categorie giovanili, mantenendo i ragazzi anche nella prossima stagione nella categoria attuale”

Antonio Pavan, una vita da presidente

In attesa di vedere nuovamente la squadra sui campi di gara, a parlare è il presidente del team, entrato nella mountain bike dapprima come sponsor, poi al vertice di una squadra con un percorso punteggiato da grandi gioie.

Quella di Pavan Free Bike è una storia bellissima, fatta di tante vittorie che la diffusione del virus Covid-19 e la sospensione di ogni attività, improvvisamente ha fermato. Anche la stagione appena iniziata si annunciava particolarmente ricco di risultati di grande spessore, con un nuovo gruppo di atleti che ha accresciuto in qualità la formazione 2020, passata negli ultimi anni da un team di buon livello ad un team vincente.

Una storia di successi che ha avuto inizio nel 1991 e, grazie alla collaborazione negli ultimi anni con un pool di preziosi sostenitori, ha ottenuto ottimi risultati sul piano sportivo come su quello dell’immagine. Dietro a tutto questo un presidente di successo nella vita come nello sport, Antonio Pavan, stimato gioielliere e gemmologo con una grande passione, la mountain bike.

Ciao Antonio, come è la situazione attuale di Pavan Free Bike?
Come per tutti la situazione è sospesa in un limbo, siamo partiti nella prime gare con un grande entusiasmo per poi dover sospendere tutte le attività, compreso l’allenamento. I miei ragazzi all’inizio erano molto irrequieti e scalpitavano in attesa delle gare, poi tutti ci siamo resi conto che le priorità erano altre e l’annata di gare si dovesse ridimensionare. Speriamo che nel secondo semestre si possa dare fuoco alle polveri perché abbiamo molte aspettative.

Il tuo nome è indissolubilmente legato a quello della squadra. Com’è nata la tua passione per la mountain bike e quindi Pavan Free Bike?
Il tutto inizio in un oratorio nella seconda metà degli anni 80, sotto la spinta del parroco che vedendo un gruppetto di ragazzi non coinvolti dal solito calcio, ha pensato di metterli i bicicletta. La società ha da subito portato il mio nome perché ero l’unico sponsor, dapprima solo coinvolto, poi sempre più spinto dalla passione. Era obbligatorio farsi trovare davanti al negozio tutte le domeniche mattina, allora le gare riservate alla mountainbike erano semplici raduni, fortuna vuole che tra i nostri ragazzi ci fosse qualcuno che pedalava forte e i risultati non sono mancati. Presi dall’entusiasmo abbiamo organizzato la prima gara, la Granfondo Valle del Lambro, 55 km tra i sentieri di più 40 comuni della Brianza che è arrivata fino al 1996 a quattro edizioni.

E poi è arrivata la fase 2.0?
Trascorsi tra esperienze diverse i primi 15 anni, ci siamo gemellati con una società strada monzese, arrivando fino a 60 soci. Abbiamo partecipato alle prove mondiali di Bassano del Grappa e dell’Isola d’Elba, fatto una delle prime Transalp, abbiamo anche vinto con Paola Bonacina nel 1999 il nostro primo titolo tricolore e siamo stati l’unica società sportiva ammessa a portare la bicicletta nelle scuole di Monza e Lissone, realizzando una delle prime scuole per bambini dai 6 ai 12 anni, poi ceduta all’MTB Increa di Brugherio.

Come ritieni sia cambiata negli ultimi anni la filosofia della società?
La ricerca di nuovi stimoli mi ha sempre trovato pronto e disponibile: quando è arrivato in Italia il single speed, abbiamo organizzato un Campionato Italiano. Erano gli inizi del secondo decennio del 2000 e avevamo in squadra alcuni atleti che si distinguevano, mentre molti altri partecipavano solo per divertirsi, tutto questo mi stava stretto, avevamo bisogno di emergere. Il cambiamento ci è costato la perdita di più della metà dei 100 soci, allora qualcuno ci dava per spacciati, invece la scelta è stata vincente e tra i pochi rimasti, i migliori ci davano risultati straordinari. Anno dopo anno abbiamo cercato di trovare atleti meritevoli del nostro entusiasmo e del nostro sacrificio e devo dire che siamo ampiamente ripagati. E dal momento che penso a chi e meno fortunato di noi, nella nostra società abbiamo anche un settore per l’accompagno in tandem di persone non vedenti.

Quali sono i ricordi più felici e quelli più amari da dirigente?
In trenta anni sono stati più i momenti belli che quelli brutti, ricordo tante gite sociali che hanno fatto la differenza, come all’Isola d’Elba e a Montalcino e più recentemente i giorni che passiamo in Francia alla Roc d’Azur che sono sempre giornate di festa. In questa occasione il mio cuore batte più forte di quello degli atleti in gara, è una grande emozione vedere in gara i miei ragazzi con più forti al mondo.
L’amarezza più grande è invece quando qualcuno lascia il club senza un saluto, è scontato che qualcuno ci lasci, ma farlo senza un briciolo di riconoscenza è proprio deludente, trovo sia deplorevole andarsene come dei ladri senza salutare.

Credi che a distanza di 30 anni, l’essenza della squadra si sia mantenuta, nonostante tutto?
Si. Sono convinto che quest’anno siamo una tra le più forti e più complete squadre amatoriali in Italia, ma purtroppo in questo momento non ci e permesso dimostrarlo, sono sicuro che alle prime occasioni daremo una conferma a quanto sostengo. Punteremo su quello che ci sarà permesso dal calendario, sicuramente alle competizioni più importanti come Campionato Italiano, Europeo e Mondiale.

A livello strutturale siete riusciti a trovare il giusto assetto tra amatori e attività giovanile?
Il responsabile dei giovani a fine 2019 era un pò deluso dalle prestazioni di alcuni ragazzi, abbiamo rinnovato anche questo settore puntando su una maggiore qualità, qualcuno in meno per avere qualche risultato in più.
Ognuno dei due responsabile di settore impegna molto del proprio tempo libero e anche qualche soldino, per mettere l’atleta nelle migliori condizioni per gareggiare, nella nostra società nessuno guadagna, veniamo però ripagati con tante e belle soddisfazioni.

Cosa ne pensi del movimento giovanile in Italia?
Si vedono molti giovani sopratutto nelle categorie Esordienti e Allievi, già nella categoria Junior mi sembra avvenga un diradamento, a questo proposito ho fatto alcune osservazioni alla Federazione riguardanti le partenze dei giovani nelle competizioni importanti. Trovo poco corretto far partire in una competizione nazionale 120 ragazzi tutti assieme, è ovvio che dalla meta dello schieramento in giù non hanno nessuna possibilità di emergere. Spero che a questo proposito facciano una riflessione. Per quanto ci riguarda, il responsabile dei giovani segue le possibili acquisizioni e non avendo un vivaio nostro dobbiamo cercare in altre società.

Un sogno nel cassetto?
Riuscire a vincere tutte le maglie in un solo anno, potrebbe essere questo: Campione Italiano, Europeo, Campione del Mondo, sarebbe magnifico. Quest’anno ce la possiamo fare, io ci credo e so che alcuni dei miei ragazzi ce la possono fare. Concludo dicendo che lo sport è la cosa minore nella situazione che stiamo attraversando, in questo momento, in particolare le persone a cui regalare il massimo sostegno sono i medici, gli infermieri, i ricercatori, le forze dell’ordine che stanno lottando contro il Coronavirus, dobbiamo dire grazie a tutti loro, poi noi in qualche modo ripartiremo.

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